mercoledì 16 gennaio 2013

Del procrastinare, ovvero: del brutto verbo violento e croccante, e di ciò che mi significa

Piccoli eroi del fallimento quotidiano
Mangi per noia, godrai domani
Rimandi tutto
"rimanda tutto!"
rimandi pure te stesso a data da destinarsi
Piccole rese: le tue giornate ne contano infinite
Intralci te stesso, ti metti in pausa
Ogni passo che fai è un calcio a un pensiero spontaneo e bello e complesso (ovviamente: pericoloso)
e quel pensiero lo ricacci indietro, lo scacci come l'incubo da cui vuoi evadere in fretta
Non sei energia che si irradia, tu implodi
implodi nei modi bruschi con cui concludi i ragionamenti sulle cose, sulle persone, sulle tue scelte
Promettendo lo scavo che non vuoi neanche pensare di intraprendere
Perché essere se stessi richiede un impegno che non è mai risarcito
Perché questo non è il tuo tempo
Ci sei solo capitato in mezzo 
Sì, era l'intervallo
Ora sei a una prova generale a cui mancherà la prima che avresti voluto,
avessi avuto un carattere migliore.
Le giustificazioni affiorano preconfezionate,
aprono le dighe a una calma distensiva e immediata, apparente
Sono oppiacei.
Perché un'amnistia così vergognosa e debole?
"Domani lo faccio! Domani, lo giuro... vivo!"
Te pare.

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