lunedì 24 settembre 2012

Io mi porto sempre Kundera appresso

Quando lascerò questa stanza, lei tornerà muta.
La parola più usata in questi casi è "spoglia". 
Non sarà più la mia stanza.
Prima del mio arrivo c'era un'altra persona che dormiva in questo letto, c'erano i suoi vestiti nell'armadio.
Poi le mie cose l'hanno travestita. Anche l'odore e il profumo sono diversi: ora sento il mio, quello del trucco che uso, del deodorante che uso, del prodotto per capelli che uso.
Ora che l'ho spogliata non ha più niente da dirmi che mi riguardi. Non prova mica rancore per questo. 
Impassibile e franca: "Cecilia, cortesemente, quando te ne vai puoi chiudere la porta?".
Essere una stanza è brutto: ognuno pensa che sarai sua per sempre e ci mette dentro la sua roba.
Poi deve partire e la stanza sa che qualcun altro farà lo stesso. Poi partirà di nuovo pure quella persona, e di nuovo un'altra ne verrà. E così a lungo.
E' una puttana, la stanza in affitto.
Ecco perché i traslochi sono sempre un po' squallidi: si fa finta di niente mentre si imbustano le scarpe e si staccano i poster. Ci si riveste, si lasciano i soldi sul letto e si esce. Solo avere l'equilibrio psichico di Amelie Poulain spingerebbe la gente a piangere mentre si svuota una stanza.     
Cambiare stanza non implica rinunciare a qualcosa. Sei tu che ti sposti, selezionando le cose necessarie e che vuoi avere sempre vicino. Io per dire, mi porto sempre Kundera appresso.
Non sposti delle cose, ma categorie, gerarchie, giudizi, cose preziose che gli altri difficilmente - solo se ti feriscono - cambiano. Ti abituerai presto all'angolo del tuo nuovo comodino, ad avere la parete a sinistra invece che a destra.

La casa dei genitori, invece.
Quella della tua infanzia, dove ancora c'è il Tuo letto.
La Tua camera.
Quella dove sei cresciuto, dove ti sei fatto i primi problemi su tutto e su tutti, e vivere era giocare a farlo, o solo pensarci parecchio.
Protetto, eri "a casa" dove i muri conservano ordinatamente le alzate di voce e le riconciliazioni, come i veli di una pastasfoglia. Entrarci di nuovo è riconciliarsi con una compagna tradita da una vita. Che si tornerà a tradire, prima o poi. Perché sentirsi attaccati a qualcosa fa paura e ogni tanto giocare a rifiutarla, allontanarla, farle uno sgarbo non è mai abbandonarla del tutto, è come accettare che non si può fare a meno di lei. 







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