domenica 21 ottobre 2012

Che sono stata in Via Paolo Sarpi e che sono percettiva

Ho visto una stanza in Via Paolo Sarpi oggi.
Dentro chinatown a Milano, c'è un cortile ampio e ombroso e una Madonna.
Da qui si vede il retro di tutti i magazzini dei negozi degli orientali e loro che ci trafficano dentro.
Buste, capelli neri sottili e lisci che svolazzano indaffarati.
I cinesi sono come i loro capelli.
Io sono invisibile, li distraggo come una mosca, stancandoli in fretta dal prestarmi attenzione (e mi piace che non gli importi di me).
I loro carretti e le loro voci indecifrabili mi ricordano "L'amante".
Dove sono finita? si chiese Alice.

Salgo le scale del palazzo. Fuori ogni porta un porta-scarpe e scarpe usate lasciate lì fuori.
Appena la raggiungo, mi fissa negli occhi, sorride e ha un rossetto rosa/violaceo perlato.
I capelli lisci e candidi raccolti in cima alla testa, lo sguardo vispo.
Che ora è sui miei piedi.

"Ho appena dato lo straccio, ti spiace toglierti le scarpe?".
"Ah, ok."
"Mettiti quelle pattine, sono pulite".
La padrona ha 55 anni, vive anche lei nell'appartamento - bellissimo - e si occupa di radiostesia.
"Sono contro i medici. Ma te sei medico? Sai che in greco medicina significa veleno? Ci avvelenano!".
Mi dice che le piacciono le persone colorate; che lei non capisce "voi meridionali" che per studiare "viaggiate tanto".

"Cara ma da voi non c'è l'università?"
Ahahahah!
"Sì, certo che c'è, è che volevo andare fuori...".
"Ah capito.." - però la mia risposta non la soddisfa.
Rimaniamo in cucina a parlare.
Una dozzina di coltelli appesi al muro sopra il lavello. Continua a chiamarmi meridionale.
"Signora veramente sono del centro...Terni, Umbria...sto a un'ora da Roma".
"Ma sai che infatti io, parlando l'italiano, il romanesco non lo capisco per niente...come il napoletano!".

La signora mi dice anche che per quanto riguarda il quartiere, la notte, devo stare tranquilla.
I cinesi lavorano sempre, da morire e non rompono le balle ("i marocchini invece").
Che ha cacciato suo figlio di casa (quando aveva 32 anni) perché "mi aveva rotto i coglioni. E poi deve trovare la sua libertà".
Lei invece non rompe i coglioni, "perché infatti suo figlio sta a Cambridge".
Che lei è una persona solare, sempre allegra.
Che lei è sempre stata libera, infatti non si è mai sposata.
Che sono ancora troppo giovane per capire cosa mi piace davvero.
Che la svolta per noi donne arriva a 35 anni (infatti lei è rimasta incinta a quell'età e ha deciso di tenere il figlio; si è messa in proprio ed è andata in India). 
Che io - essendo del Cancro - sono molto percettiva ma che ho un difetto di decisionalità.
"Proprio come fa il granchio sulla spiaggia: fai un passo avanti e tre indietro e poi giù, sotto la sabbia a nasconderti! è vero, no?".
"Sì. Posso vedere il bagno?".
"Certo, vieni. Lì c'è la vasca. La doccia si fa lì dentro".
"Certo" - è inutile, voglio provocarla: "però io so che questo non è il mio vero segno zodiacale, cioè dovremmo fare un calcolo diverso, no?".
Le si illuminano gli occhi e si schiarisce la voce: ho aperto il vaso di Pandora (ora: non so come vi immaginate il vaso di Pandora, ma questo ha un golfino a fiori e l'accento milanese).
"Devi cercare il calendario tibetano. Quello nostro è il gregoriano, lo hanno fatto i preti" - fa un cenno col capo con cui sottintende che io sia d'accordo con lei nell'odio per il clero - "invece quello tibetano ha 13 mesi, il mese che noi non abbiamo è quello dei Delfini che insieme ai Pesci sono il segno più importante di tutto l'oroscopo, segni d'acqua, che significano Passaggio. Infatti da uomo diventano donna, da donna uomo, sono gay trans, eccetera...capito?".
Capito.
"Bene, la ringrazio signora, mi farò sentire in settimana. Arrivederla", ora torno sotto la sabbia, per la precisione in metro. Ma è stato bello conoscerla.
Posso tornare per un sakè?

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