lunedì 4 giugno 2012

Animali da interno


Le commesse: apine laboriose.
C'è quella seccata e cupa a cui non interessa se cerchi la M.
Oggi c'è solo la L: pace.
Quanto le sei grata per la sua incapacità di starti addosso. Ma lei non lo saprà mai. Al che ti vengono in mente le quantità epiche di frutta esotica che qualche popolo indios porta in dono allo sciamano del villaggio. Lei sarebbe felice.

Poi c'è l'ostentatrice entusiasta, il prototipo "malocompranotutte!" o "guardal'hocompratoancheio!".
"Hai provato la L? guarda è meglio, calzano poco! ti conviene, al limite la fai restringere, così, costa talmente poco, sai una mia amica bla bla; ...la metti su tutto!".
Ah già, rieccolo: Tutto, vecchio mio, da quanto tempo.



Quando entri in un negozio diventi una pralina al miele.
Eccole le commesse, ti sciamano tutte addosso.
"CIAO! Bzz Bzz! Ti serve qualcosa? Chiedi pure! Bz!"
"no, grazie, per ora do solo uno sguardo".

"Solo uno sguardo" = /mollami/.
Darò un'occhiata veloce ed estremamente accurata per trovare quello che mi serve.
La tua presenza? un elemento di visual merchandising: sei un accessorio.

Oggi quello che mi serve, o mi piace, non c'è.
Troppo alta, troppo brutta, troppo volgare, troppo costosa. La scarpa giusta per me non abita qui.
Le ragazze nel negozio sono più delle scarpe invece, quando una parla le altre le fanno eco, cioè ridicono la stessa cosa a qualche altra cliente. Non sei speciale, toglitelo dalla testa.

Ecco che ti svolazzano attorno come colibrì strafatti.
Sono tutte uguali: medio-basse (credo faciliti l'effetto agguato); fanno aria quando ti sfrecciano accanto e ognuna ha un profumo ostentatamente diverso e deciso (la vanità non rispetta l'orario di lavoro).
Una più anziana sta alla cassa, muove le dita veloci ma ha il viso rilassato. Tana per l'ape regina.
Ma tu d'ora in poi avrai a che fare con le operaie.
Bzzz.....bz!
Arrivano.

“Voilà!” - ogni carneficina inizia con questa espressione.
"No ma io le vorrei tipo, così, però senza queste paillettes..."
“Le ho anche in oro!!” (fortuna sfacciata oggi)
"Sei sicura che non vuoi provare questo paio? vanno molto!"
Ma esattamente, scusi, dov'è che vanno? E poi "molto"?
Ma chi? Ma dove? Tua madre lo sa che ti pagano per sembrare una strafatta?
Ne porta altre. Sono palesemente non-come avevo chiesto. Si è sbizzarrita in magazzino, o forse le sono cadute addosso. Ne provo un paio per contentarla – grossa cazzata – ora tiro fuori la scusa che queste non vanno e il numero non mi sta.
Dio esiste: “Che peccato il 38 di queste non ce l'ho! Uff … (bzzz...)”.
Rieccola con un altro paio.
No, adesso basta.
Sto zitta e la fisso solo un momento. Spero di risultare insieme chiara, educata, ma risoluta per dio, risoluta.
Emetto un grosso sospiro, traditore di tanti sforzi:
"E' che non mi piacciono così, cioè sono molto carine [sorriso contratto] ma su di me non le vedo, non è il mio genere ecco [altro sorriso contratto]”.
Ho sorriso troppo ne sono certa. Però ha capito, sì ha capito, ma è palesemente incredula e soffre come un cane.
Alza le mani verso il cielo, scuote il capo.Immagino cosa pensa.

Sei impossibile, bzz! non ti piace niente, mi hai fatto portare qua tutte “le scarpe più belle”, io ti odio, “guarda che in giro non trovi qualcosa di diverso, bz! eh la moda è così eh ( "eh! eh!" ...eh cosa??)
Sei un alieno bzz!!, la mia peggiore cliente, sì proprio tu, come fa a non piacerti niente bzz!, nemmeno le mie, guarda che belle, bzzz!!"

Tu sorridi ma non mostri i denti stavolta, eh no.
Mi dispiace, ma non c'è storia.
A pranzo ho mangiato carne bovina: ho una dose d'assertività oggi che manco la Tatcher.
Ringrazio ed esco.



Vado in libreria, musica bassa, gente in silenzio.
Sono nel settore Viaggi e Tempo Libero.
Prendo una guida come fosse una reliquia:
“Goditi la pace dell'Oceano, fai lunghe passeggiate sulla spiaggia”.

C'è un asterisco in fondo alla pagina: “per le passeggiate sulla spiaggia di ciottoli si consigliano scarpe adatte”.




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